Le viti sono elementi cilindrici utilizzati per fissare oggetti o parti di essi fra loro. Il mondo della bulloneria offre infinite tipologie di viti, a seconda dell’applicazione finale. Infatti, in base all’utilizzo ed al materiale da avvitare, è possibile scegliere una vite piuttosto che un’altra.
Tra le differenti possibilità di scelta, ne esiste una particolare adatta ad utilizzi specifici: la vite prigioniera. Come è fatta? Quali sono le sue caratteristiche? Qual è la differenza con la vite mordente? Nei paragrafi successivi andremo a descrivere tutte le specifiche di questo particolare meccanico.
A cosa servono le viti prigioniere?
Note anche come “viti senza testa”, le viti prigioniere appartengono ad una categoria molto particolare di prodotto. Esse infatti si distinguono dalle classiche viti perché sono prive di testa e con entrambe le estremità rifinite con filettatura.
La particolare struttura di questa vite, e quindi la filettatura, consente di fissare due elementi tra loro. Infatti, questa tipologia di elemento meccanico è stata pensata proprio per garantire il fissaggio quando i filetti incompleti della vite penetrano all’imboccatura del foro.
Il prigioniero filettato è composto da tre elementi principali:
- La radice, la prima parte filettata che andrà avvitata nel foro cieco;
- La parte centrale, non filettata;
- Il gambo, seconda ed ultima estremità filettata dove vengono fissati il dado e la rondella.
Le viti prigioniere possono avere diverse tipologie di punte o estremità. Ad esempio, la prima parte filettata può presentare un diametro ed un passo maggiore rispetto alle altre parti.
In commercio, esistono dunque diverse tipologie di viti prigioniere che rispondo alle esigenze di altrettanti diversi ambiti, dal settore meccanico alle costruzioni fino al serramento.
Nella maggior parte dei casi, le viti prigioniere più utilizzate sono prodotte in acciaio. È possibile quindi trovarle in acciaio grezzo, acciaio zincato e acciaio inox.
In fase di produzione, se richiesto, l’elemento meccanico può essere realizzato con caratteristiche differenti dallo standard ma sempre in linea con la normativa DIN o ISO.
Cosa si intende per vite mordente?
Come sottolineato all’inizio, la scelta della vite da utilizzare deve essere effettuata valutando la conformazione e composizione degli elementi da fissare. Anche all’interno della classe di viti prigioniere è infatti possibile cambiare tipologia di elemento in relazione alla finalità d’uso.
La vite mordente è una tipologia di prigioniero utilizzata in presenza di fori ciechi e con materiali più duttili, come legno o materie plastiche.
Differenze tra vite prigioniera e vite mordente
La differenza tra vite prigioniera e vite mordente è da riscontrare nella loro applicazione cioè nel modo in cui si incastrano al materiale.
Nello specifico, la vite mordente viene inserita all’interno di un foro cieco o passante e dunque, viene “incastrata” all’interno del materiale dove sarà fissata. In questo modo, la vite necessiterà dell’accesso da un solo lato e occuperà poco spazio. È sconsigliabile utilizzarla in caso di frequenti smontaggi, al fine di evitare che i filetti della madrevite possano usurarsi.
Nel caso della vite prigioniera, questa verrà inserita all’interno del passante dal lato radice e sarà poi fissata con un dado dal lato gambo. L’utilizzo di questa vite è consigliato quando il materiale forato non sopporta frequenti svitamenti. Le vite prigioniere vengono quindi utilizzate nei casi in cui non è possibile utilizzare tipi di viti con testa sporgente.
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